Con lievi mani di Vanessa Sorrentino
Nel gemere, la santa bambina/ spezza
il cristallo delle coppe./La ruota
affila coltelli/ e uncini di curva
acuta./Un flotto di vene verdi/ sboccia dalla sua gola./Per terra, ormai senza guida,/soltanto le
sue mani tagliate/ che ancora possono
incrociarsi/in tenue preghiera decapitata.
Federico
Garcia Lorca
Con lievi mani,
Luca racconta, nella sua ultima opera, il martirio della santa più amata di
Spagna. Il tenero fiore di Merida, bianco d’innocenza e rosso di sangue. Il
martirio di Santa Eulalia avvenne durante la persecuzione dei cristiani con Diocleziano.
La santa bambina, a soli tredici anni, sfidò i tribunali romani, pronunciando
la bella parola, credo, che suonò ai
persecutori come bestemmia. L'adolescente fu sottoposta così alle più crudeli torture.
Il suo corpo fu straziato, il seno mutilato, gli arti amputati. Morendo, dal
rosso nido della sua bocca s'alzò in volo una colomba bianca. Bianca come lo
spazio, che Luca apre nel corpo di Eulalia. Bianca come il silenzio che
organicamente circonda il potere di quella sola parola: credo. Il corpo di Eulalia si lascia abitare dallo spazio. Uno
spazio ricco d’anima per aver sfidato il potere in nome della fede. Il martirio
della santa sembra reagire, come cartina di tornasole, allo spirito del nostro
tempo, apatico e indifferente. La sua azione afferma che credere è anche
bruciare d’amore per un ideale. Con
braccia dispiegate d’uccello, l’Eulalia di Luca, lascia trasparire la
traiettoria di un volo. La tensione di un corpo, inchiodato alla dimensione
terrena, ma che sta per spiccare il volo verso un cielo ideale, capace di
trascendere la violenza dell’oppressore (la realtà?). Nella tensione tra pieno
e vuoto, tra carne e spirito – e la stessa tecnica del calco, che Luca utilizza,
lo sottoinea- si gioca la scommessa
umana, l’azzardo di un corpo, ridotto a frammenti, che aspira a toccare la preziosa
unità nell’invisibile.